EMOZIONI: SCOPI EVOLUTIVI
L'INTELLIGENZA MENTALE SUPERIORE

EMOZIONI: SCOPI EVOLUTIVI
L'INTELLIGENZA MENTALE SUPERIORE

Affina la visione, sviluppa il discernimento

Affina la visione, sviluppa il discernimento

Nel sesto livello nasce e si sviluppa l’intelligenza intuitiva, che ha lo scopo di farci comprendere la natura di ciò che siamo, il significato profondo delle nostre scelte e delle cose che abbiamo intorno. Ci dà discernimento, ci guida quando abbiamo un dubbio esistenziale e ci consente di cogliere il significato profondo di ciò che accade.

Ormai dall’attico stiamo andando oltre. È come se fosse arrivato un elicottero per farci fare un giro sopra i tetti. L’intelligenza intuitiva ti consente di comprendere la realtà in modo profondo, al di là delle apparenze, e cogliere la tua personale visione delle cose in relazione a quella degli altri.

Questa intelligenza riesce a bucare il velo di Maya, il velo dell’illusione. Non va confusa con la comprensione emotiva che avviene a livello del cuore.
Siamo di fronte a una comprensione interna profonda e intuitiva: “vediamo” delle cose e le sappiamo direttamente. Ci consente di rispondere agli interrogativi che ci poniamo su questioni più ampie: «Chi sono?», «Qual è il senso della vita?», «Qual è la mia missione?».

Proprio nel momento in cui iniziamo a porci queste domande esistenziali si attiva il livello spirituale e noi possiamo finalmente andare al di là del nostro Io più piccolo, oltre il sistema di identificazione che abbiamo costruito con i riconoscimenti ricevuti dal mondo esterno ed entrare in contatto con il nostro Io più grande. L’intelligenza intuitiva entra in gioco ogni volta che dobbiamo fare una scelta di vita e riusciamo a superare i bisogni della personalità e avere una visione di noi stessi, finalmente liberi dal sistema di credenze e convinzioni tipiche dei livelli più bassi.

Solo così potremo poi arrivare al livello più alto, in cui la nostra vita, in un’ottica completa di servizio, è dedicata all’espressione delle nostre qualità migliori, messe a disposizione degli altri in un sistema più grande di noi. Il tema del discernimento e delle scelte è centrale per questo livello di intelligenza. Infatti, è l’intelligenza intuitiva della visione che permette di “sapere” cosa è giusto per noi e per la nostra vita.

Qui il senso della polarizzazione giusto/sbagliato è molto diverso da come viene inteso a livello mentale inferiore. In quel caso il giusto/sbagliato fa riferimento alla adesione alle norme culturali esterne, qui invece fa riferimento a quanto una certa scelta è coerente con la nostra visione personale e quanto consente di esprimere la nostra natura essenziale. Ciò che è giusto a livello mentale inferiore potrebbe essere completamente sbagliato dal punto di vista esistenziale.

L’intelligenza intuitiva della visione ha proprio il compito di fornirci questo tipo di “dritte”: non si interessa di cosa è conveniente, si interessa del senso che una certa cosa ha nella dinamica più ampia della traiettoria di vita. Queste informazioni, però, non ci arrivano attraverso un canale cognitivo, mentale o verbale, bensì attraverso l’intuizione diretta. L’intuizione è una funzione che può essere allenata e sviluppata attraverso la pratica. La cultura occidentale tende a sottovalutare l’intuizione come forma di conoscenza, preferendole approcci razionali e cognitivi, e fornisce pochi strumenti per coltivare la visione intuitiva.
L’intelligenza intuitiva si nutre di un certo livello di recettività e della capacità di rivolgere lo sguardo verso dentro, permettendo a immagini, pensieri e conoscenza di fluire.

Questo naturalmente non dà alcuna garanzia di conoscenza oggettiva della realtà, ma di certo permette un avvicinamento alla propria verità interna.

Quando sei illuminato dalla consapevolezza di questa intelligenza, dall’esterno può sembrare che le tue scelte siano irrazionali. Per esempio, chiarita la tua missione, potrebbe essere facile per te scegliere di lasciare il posto fisso. Ma è una scelta che fai in modo consapevole, perché sai dove stai andando, sai che quello è il tuo destino.

Ogni volta che ci troviamo di fronte a una scelta fondamentale per la nostra vita, piuttosto che arrovellarci cercando di identificare i pro e i contro – che è il lavoro del livello mentale inferiore, utile ma insufficiente per le scelte di portata più ampia – dovremmo connetterci con questa visione interna, con il nostro “terzo occhio”.

Quando il sesto livello è sviluppato sai chi sei, sai cosa ci fai qui e sai qual è la tua missione e visione del mondo. Comprendi la realtà al di là delle apparenze, oltre le griglie percettive poste dai condizionamenti culturali. Vedi chiaramente la tua essenza, la parte più autentica e vera di te, come se fossi un’aquila, che dall’alto ha una visione d’insieme completa.

La scoperta della tua essenza avviene già nello spazio del cuore, ma solo qui vedi tutto in modo chiaro. Qui entri in contatto con la tua natura più profonda che ti chiama a essere quello per cui sei nato.

Di fronte a questa chiamata tu puoi rispondere positivamente, avviandoti lungo il percorso della tua evoluzione spirituale, ma può capitare che tu ti ribelli e rifiuti il cambiamento. Questo succede perché rispondere alla chiamata e realizzare la tua vocazione significa trasformare completamente la tua vita e smontare pezzo per pezzo tutta l’armatura della personalità che ti sei costruito nel tempo. Di fronte a questa difficoltà molti si bloccano, soprattutto perché temono di perdere ciò che avevano prima e di rovinare le relazioni con i loro cari.

Non è raro infatti che le persone che ci stanno vicino, quando vedono in noi un cambiamento così grande, si spaventino e cerchino, più o meno esplicitamente, di farci tornare sui nostri passi. È una reazione normale, un disorientamento comprensibile, perché ci vedono diversi da prima, e in effetti lo siamo perché siamo più liberi e più autentici. All’interno dei rapporti si crea dunque una forte tensione che spesso ci porta a rinunciare a esprimere questa nostra parte più autentica. La paura di perdere l’affetto dei nostri cari e di rimanere soli può bloccare la nostra evoluzione.

Il nostro fiore è spuntato dal terreno e sta crescendo, ma non è ancora abbastanza forte per alzare orgoglioso la testa e sbocciare. È una fase delicata, ma sappi che è solo una turbolenza di passaggio. Se riesci a tenere salda la rotta del cambiamento e ad avere il coraggio di proseguire, scoprirai che la trasformazione non solo è possibile, ma coinvolge positivamente anche chi ti sta vicino.

Il tuo cambiamento infatti può creare instabilità in chi ti sta intorno, ma chi ti vuole bene sul serio riconoscerà il valore della direzione che tu hai preso e non ti ostacolerà né ti frenerà. Anzi, molto probabilmente ti seguirà, prendendo la tua trasformazione come modello per la propria. Chi ti ama veramente vuole il meglio per te ed è felice quando anche tu lo sei. Chi ti ama riconosce le tue qualità e vuole che tu abbia la possibilità di esprimerle. Chi ti ama vuole vederti fiorire. Il segnale che ti stai muovendo nella direzione giusta è proprio il raggiungimento di una felicità piena che prima non provavi. Non si tratta solo della soddisfazione che puoi provare quando colmi i bisogni di sicurezza dei primi livelli: si tratta dell’entusiasmo che provi quando raggiungi un tuo obiettivo personale, della grande energia che ti pervade quando realizzi un progetto a cui tenevi da tempo.

È un segnale chiaro e inequivocabile, eppure spesso ci dimentichiamo di seguire la direzione indicata dalla felicità perché per lungo tempo ci siamo abituati a sottovalutarla, a ignorarla, convinti che esprimere ciò che proviamo in maniera libera ci renda più deboli. Invece il processo di trasformazione attivato dall’intelligenza intuitiva ci porta proprio a seguire la nostra natura più autentica ed esprimere la parte di noi, unica e straordinaria, che dà valore alla nostra vita e a quella degli altri.

Questo non significa rinnegare ciò che siamo stati prima: una pianta non può crescere senza le proprie radici. Questo però significa crescere, traendo dalle nostre radici il nutrimento per innalzarci verso il cielo e fiorire. Il passaggio al sesto livello e l’attivazione dell’intelligenza intuitiva non è dunque un passaggio semplice e richiede coraggio. Devi mettere in discussione tutte le tue certezze, confrontarti con le tue identificazioni e affrontare le tue paure.

L’intelligenza intuitiva della visione e del discernimento si attiva in modo naturale e senza sforzo quando il nostro sistema è libero
da resistenze, blocchi e conflitti. È una facoltà che, se alimentata, abbiamo sempre a disposizione.

Oggi, nella nostra società veloce, ipertecnologica e iperconnessa, l’intelligenza intuitiva non viene affatto allenata, le sollecitazioni digitali stimolano al massimo il livello mentale inferiore e a volte, nel migliore dei casi, la creatività del livello mentale superiore, ma trascurano molto l’intelligenza intuitiva. E anche i processi educativi seguono questo modello: nessuno a scuola ci insegna come connetterci con la nostra visione personale o come lavorare sul discernimento.

Questa carenza di educazione e la scarsa frequentazione con le altezze del sesto livello rischiano di allontanarci sempre di più dalla possibilità di dare senso alla nostra esistenza e di soddisfare i bisogni della nostra parte più autentica.

Nella tradizione sciamanica e in molte altre culture pre-tecnologiche, l’accesso alla propria visione personale definisce il momento di passaggio dall’infanzia alla vita adulta. Non puoi infatti far parte della comunità degli uomini e delle donne se non sai chi sei. Solo se conosci i tuoi scopi, il senso della tua vita, l’energia o l’animale-totem che ti muove e ti protegge, puoi essere considerato maturo per la vita collettiva. Spesso questo passaggio era accompagnato da rituali che prevedevano prove da affrontare con le sole proprie forze, in alcuni casi con l’ausilio di sostanze psicotrope. Questo per noi è molto interessante perché ci dice che per attivare l’intelligenza intuitiva è necessario prima di tutto fare i conti con la propria paura, e che poi è necessario allargare la propria percezione della realtà andando oltre le modalità strutturate del mentale inferiore. Il che non significa che abbiamo necessariamente bisogno di sostanze psicoattive, ma, piuttosto, che abbiamo bisogno di andare oltre i limiti del pensiero cognitivo, aprendo le porte alle esperienze di conoscenza che vengono dalle pratiche meditative.


La pratica della meditazione è probabilmente lo strumento più potente che abbiamo a disposizione per aprirci alla visione e al discernimento, per allenare la nostra intelligenza intuitiva. L’esperienza del lasciare arrivare la conoscenza attraverso il rilassamento e la non-azione, dell’allenare la recettività per accogliere le idee invece che generarle, permette di accedere a un livello di comprensione profonda e autentica. Questa comprensione ti rigenera, perché è in grado di attivare quel flusso discendente di consapevolezza che riorganizza e fa evolvere i livelli sottostanti.

Tratto dal libro BLOOM. Fiorire con le Intelligenze Evolutive​​