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Le emozioni secondarie

Le emozioni secondarie

Rabbia, paura, tristezza, sorpresa, rifiuto e gioia sono dunque le emozioni primarie di base che sperimentiamo lungo tutta la nostra vita.

Analizzandole a una a una, abbiamo cercato di farti capire come lavora l’intelligenza emotiva primaria e quali alternative hai di fronte a te ogni volta che reagisci emotivamente a una situazione.

Ma lo spettro delle emozioni che possiamo provare non si limita a queste sei: la nostra vita è ben più ricca e variegata.

Ad esempio puoi provare invidia, gelosia, risentimento, offesa, vergogna, ansia, rassegnazione, allegria, rimorso, e tante altre emozioni.

Ebbene, tutte le emozioni vengono processate sempre a questo livello dall’intelligenza emotiva primaria nei modi che qui abbiamo descritto. Di fronte a ogni emozione, quindi, utilizzando a pieno la nostra intelligenza emotiva primaria possiamo sentire, gestire ed elaborare l’emozione stessa, in modo da sfruttare il suo potenziale energetico e metterlo al servizio della nostra vita.

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Siamo arrivati a una tappa importante di questo viaggio: il tema della gestione delle emozioni è di vitale importanza per ogni singolo essere umano.
Soprattutto per coloro i quali decidono di mettersi in viaggio per evolvere e agire sulle proprie energie.

Per lavorare col tema delle emozioni serve avere accesso a uno spazio interno col quale stare in contatto senza avere necessariamente la tentazione di fare qualcosa continuamente.
Le emozioni primarie hanno infatti bisogno di uno spazio per essere elaborate. Non è un caso che quando siamo carichi di emozioni, cerchiamo un’altra persona per amplificare lo spazio in cui gestire queste emozioni.

A questo scopo nella cultura occidentale si sono sviluppate le talking therapies: terapie basate sulla comunicazione verbale. In origine era la comunità di riferimento a fare da spazio di contenimento collettivo delle emozioni. Quando il ruolo della comunità viene meno, lo psicoterapeuta può assumerlo.

Oggi, infatti, si sta più male dal punto di vista emotivo proprio perché si sta da soli e da soli non si riesce a gestire le emozioni.

Lo spazio che crea una relazione non è l’unico a cui possiamo accedere. Infatti abbiamo a disposizione uno spazio interno sempre disponibile, ovvero il cuore. Questo livello funziona come una lavatrice: pulisce tutto quello che le viene messo dentro. L’energia che una certa emozione ha, viene rimessa in circolo e può spingere all’azione.

Quando sentiamo un’emozione dobbiamo fare dunque tre cose:
1. riconoscerla,
2. contenerla
3. ed elaborarla.

L’emozione va ascoltata, vissuta, espressa: solo in questo modo può attivare energie positive.

Ad esempio, se provo un’emozione di rabbia, devo fermarmi, restare in ascolto, captare tutte le informazioni che la rabbia porta con sé, riconoscerla e contenerla dentro di me, creando uno spazio di attesa in cui permetterle di compiere il suo ciclo di vita. In questo modo l’energia sale e attiva altri livelli che mi permettono di capire come risolvere la situazione senza reagire con aggressività, bensì in maniera creativa.

Non è utile razionalizzare l’emozione, ma sentirla fino in fondo e poi lasciare che tutte le intelligenze facciano il loro lavoro. A uno stimolo di pancia non si può rispondere immediatamente di pancia, ma ad esempio attivando empatia e comprensione verso l’altro.

Sentire l’emozione serve a creare uno spazio cuscinetto tra stimolo e risposta, che permette la decompressione dell’emozione stessa e la ricerca di un approccio creativo nella gestione dello stimolo. Ne consegue un'evidente differenza tra risposta di sopravvivenza e risposta evoluta.

Se ti trovi in modalità di sopravvivenza, sei immerso in un mondo reattivo in cui l’emozione ti stordisce e reagisci istintivamente. Se invece sei in modalità di evoluzione, capisci che succedono cose più alte, dai spazio all’emozione e rielabori la sua energia a livelli più alti.

Aprirsi al sentire significa inoltre aprirsi a un’esperienza profonda di piacere. Quando chiudiamo la porta del sentire per proteggerci da eventuali sensazioni spiacevoli, chiudiamo anche a ciò che arricchisce.
Questo è uno dei motivi per il quale spesso l’intelligenza emotiva primaria è associata all’esperienza artistica o poetica.

L’esplorazione dei sensi e delle sensazioni generate dalle emozioni primarie è alla base di ogni esperienza estetica e artistica. Quando chiudi molto all’esperienza emotiva chiudi anche all’esperienza estetica.
Se riesci a entrare in contatto con le emozioni che provi invece di soffocarle, la loro energia può essere convertita in pensieri e intuizioni che avvengono al livello di intelligenze superiori. E, dopo un po’, se continui a immergerti in ogni emozione, con onestà e consapevolezza, anche le emozioni negative scompaiono. Se invece inizi a pensarci sopra, il processo si ferma perché non c’è abbastanza spinta per far salire l’energia verso l’alto.

L’attitudine della mente a rimuginare è un tappo per la componente emotiva e se non impari a liberare le emozioni in modo consapevole, rischi di incentrare tutta la tua vita attorno ad alcune di esse e di far decidere a loro come vivere la tua vita strutturando la tua personalità.

Togli quel tappo e interrompi il rimuginio per rimettere in circolo quella energia bloccata dai tuoi schemi mentali autoindotti. Ormai sappiamo che cercare di razionalizzare un’emozione ottiene solo il risultato di bloccare l’energia dell’emozione stessa. In realtà lo facciamo perché temiamo di vivere l’emozione stessa. Rimuginiamo per bloccare la possibile evoluzione delle emozioni, credendo di poterle contenere e razionalizzare.

Le emozioni, invece, non possono essere “capite”, devono solo essere accolte e “sentite”, e la loro energia deve essere rimessa in circolo.

Ad esempio, se lasci che un’emozione di rabbia vada a fondo dentro di te, potresti avere un’intuizione di come ti poni con gli altri, di quali guerre vale la pena combattere e quali no. Lasciando scendere la rabbia dentro di te, senza cercare di analizzarla o contenerla, questa potrebbe poi risalire con una rinnovata energia creativa dandoti nuove idee.

Prova a pensare a come le emozioni primarie hanno uno spazio nella tua vita. Da quello che hai letto fin qui, puoi comprendere come la tua personalità e il tuo carattere siano determinati dal modo in cui gestisci una o più emozioni.

Prova a identificare qual è l’emozione centrale che ha plasmato il tuo carattere mettendo bene a fuoco perché ti rapisce o perché hai cercato di evitarla per tanto tempo.

Se ti accorgi che qualcosa si è bloccato, il tuo obiettivo è portare consapevolezza su cosa succede vivendo quell’emozione e sperimentarla senza spaventarti. Pensa alle emozioni che hai evitato per lungo tempo o che invece hanno spesso preso il sopravvento su di te. Invece di continuare a fuggirle, questa volta prova ad andare a fondo.

Sai anche che non esistono emozioni negative o talmente positive da giustificare una loro costante ricerca e attivazione. Quello che incide sul nostro equilibrio energetico è la loro durata. Se le lasciamo libere, infatti, le emozioni hanno una durata naturale. Se durano troppo è solo perché ci rimuginiamo su e costruiamo su di esse pensieri che le spostano dal sistema emotivo a quello mentale.

Oggi la psicologia, la bioenergetica o la meditazione ci offrono tecniche con cui possiamo imparare a entrare in contatto con ciò che sentiamo, portare consapevolezza su ognuna delle emozioni che stiamo sperimentando lasciandole poi libere di andare.

Evolversi significa anche sperimentare questa capacità, accedere al nostro potere interiore e scoprire di essere in grado di sostenere le emozioni senza contenerle, senza razionalizzarle ma anche senza fuggirle o negarle.

Una buona connessione con la propria dimensione emotiva primaria permette inoltre di accedere più facilmente al mondo dei sentimenti, emozioni di livello più complesso che sono vissute al livello del cuore.

È importante non confondere le emozioni primarie, che vengono sentite dalla “pancia”, con i sentimenti, come ad esempio l’amore, la gratitudine, la compassione e il perdono, che sono esperienze emotive molto più evolute sperimentate con il “cuore”.

Tratto dal libro BLOOM. Fiorire con le Intelligenze Evolutive​​